Che cos’è e come si cura Paralisi Ostetrica?

19 Mar 2018 | ,

La nascita di un figlio è una grande gioia, ma anche una grande preoccupazione! Se nei primi giorni, il medico ti comunica che il tuo bambino ha subìto una paralisi ostetrica, non bisogna disperarsi. Probabilmente non ne avete mai sentito parlare, e solo il sentire le parole “paralisi ostetrica” può comprensibilmente fare paura, ma sappiate che potete fare molto per migliorare la lesione riportata da vostro figlio. Ma vediamo che cosa vuol dire paralisi ostetrica.

Ci sono 3 tipi di Paralisi Ostetrica

Un neonato può subire differenti tipi di Paralisi Ostetrica.

  • Paralisi Ostetrica di tipo superiore
    Questo è il tipo di paralisi più comune, e consiste in una lesione della parte superiore del plesso brachiale, anche conosciuta come paralisi Erb-Duchenne. Questo tipo di lesione viene facilmente riconosciuta alla nascita.
  • Paralisi Ostetrica di tipo inferiore
    Questa paralisi consiste nella lesione della parte inferiore del plesso brachiale ed è meno comune. Non sempre la si riconosce alla nascita, è infatti più facile da individuare quando il bambino comincia ad afferrare gli oggetti.
  • Paralisi Ostetrica di tipo totale
    Questo tipo di paralisi è dovuta alla lesione di tutto il plesso brachiale con conseguente paralisi motoria e sensitiva completa. Anche questo tipo di lesione viene riconosciuto alla nascita.

Purtroppo, in tutti e tre i casi, subito alla nascita la paralisi appare come se fosse totale.

L’entità della lesione dei singoli tronchi nervosi del plesso brachiale, può essere da lieve a grave e, in base alla prognosi, i trattamenti e le terapie sono diversi. É importante sapere che solo il medico, con l’aiuto di un terapista esperto, può diagnosticare e decidere sulla terapia da intraprendere.

Le lesioni che causano tale paralisi, possono essere principalmente di tre tipi:

  • Neuroaprassia. Questa è una lesione lieve, che provoca paralisi e insensibilità. Il tronco nervoso è danneggiato ma è ancora intatto e connesso.
  • Assonotmesi. Accade quando vengono interrotti gli assoni (i conduttori di impulsi verso l’esterno delle cellule), ma le strutture circostanti rimangono integre.
  • La Neurotmesi è quando si verifica la completa distruzione dei tronchi nervosi con impossibilità di ricrescita.

Sintomi comuni

I sintomi possono essere differenti e manifestarsi in gradi da lieve (Neuroaprassia) a grave (Neurotmesi), di seguito alcuni dei più comuni:

  • Debolezza a un braccio.
  • Il braccio pende floscio e ruotato verso interno.
  • La mano ha una presa debole.
  • Insensibilità completa del braccio.
  • Lo sviluppo dei muscoli, nervi e del sistema circolatorio è alterato.
  • Paralisi parziale o totale del braccio.

Trattamenti

Nei primi 3-6 mesi del bambino, una lesione lieve è in parte recuperabile. L’evoluzione della paralisi va seguita con attenzione da un medico specializzato, per poter decidere, verso il 4° mese, se vi sarà necessità di un intervento di riparazione microchirurgica. Nelle prime settimane comunque la fisioterapia assume un ruolo fondamentale.

Fisioterapia

Il bambino dovrebbe iniziare un trattamento di fisioterapia sin dai primi 15 giorni di vita. Verranno eseguiti, e conseguentemente insegnati alla mamma, esercizi per la ripresa neuromuscolare.

Mentre il bambino cresce, gli obiettivi della fisioterapia sono differenti.

Da 0 a 3 mesi

Lo scopo principale nei primi mesi è la prevenzione delle posture anomale del capo, del collo e del braccio. Un esercizio semplice fatto da un fisioterapista in questo periodo, è quello di posizionare braccio e mano vicino a occhi e bocca, affinché il bimbo li percepisca come parte di sé.

4-12 mesi

Alcuni esercizi per la prevenzione delle contratture, vengono effettuati mediante movimenti passivi. In questi mesi, il medico solitamente decide in base ad altri risultati clinici rilevanti per la microchirurgia oppure se continuare esclusivamente con la fisioterapia.

1 a 2 anni

Questo è un periodo critico per l’eventuale recupero dei muscoli extrarotatori, l’importante è la fisioterapia fino almeno ai tre anni. Si lavora anche sulla prevenzione della deformità sorta nella flessione del gomito. A volte il medico decide a quest’età per un eventuale intervento chirurgico.

2 a 4 anni

A quest’età vengono valutate mano, gomito e spalla in base agli eventuali progressi post-chirurgici ottenuti, e si decide se serva ulteriore chirurgia secondaria.

Chirurgia

Quando il bambino ha ancora pochi mesi (3-6 mesi), la microchirurgia aiuta nel ripristinare i collegamenti nervosi interrotti. L’intervento è sempre necessario nei casi di paralisi totale, cosa che oggi viene eseguita in assoluta sicurezza. Altre chirurgie possono essere di tipo palliativo o secondario. Possono essere effettuate sui nervi della spalla, della mano, del braccio o del gomito.

Affidatevi a professionisti specializzati per stare tranquilli

Il medico specialista e il fisioterapista sono le persone che effettuano la diagnosi, la prognosi, che decidono la terapia e se sia successivamente necessario effettuare un intervento chirurgico. Le loro decisioni saranno basate sull’entità delle lesioni e l’evoluzione della paralisi nei primi mesi di vita del bambino.

Il percorso di recupero e le terapie che dovrà subire il bambino, potranno variare nella durata e nei costi che i genitori dovranno affrontare. Se il danno iniziale è stato causato da un errore del medico, sarebbe consigliabile consultare un avvocato con esperienza in cause di paralisi ostetrica. Lo studio Antonini fornisce consulenza gratuita in tutta Italia a genitori che vogliano sapere di più sui diritti a tale riguardo.

 

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